Libro: "Il Segreto delle libreria sempre aperta" di R. Sloan (2012) "Una confraternita segreta ha passato cinquecento anni dedicandosi esclusivamente a quella missione. Kat non sembra darci peso, mentre fissiamo un appuntamento per venerdì mattina" da Il Segreto delle libreria sempre aperta di R. Sloan Ne Il Segreto della libreria sempre aperta, romanzo di Robin Sloan del 2012 ci sono due temi che sono ricorrenti anche in ambito aziendale. Il primo è quello del potere basato sull'approccio fideistico. Come fanatici alla prese con un compito improbo, la decriptazione del codice di Manuzio (personaggio storico realmente esistito), gli adepti alla Costola Intatta hanno creato un'organizzazione piramidale, burocratica. E come nella miglior tradizione di questo tipo di organizzazione, il pensiero divergente, laterale è bandito, viene premiato l'integralismo, il rispetto acritico delle regole senza alcun tipo di innovazione. Quante volte anche le aziende rimangono statiche, prede delle loro certezze, senza avvertire il bisogno di guardare oltre, di tra-guardare, di cambiare, di creare al proprio interno la possibilità di un futuro differente? Il secondo tema è relativo al rapporto fra generazioni differenti. Nel libro c'è un'ulteriore dimostrazione del fatto che quando generazioni diverse si riconoscono nelle loro specificità, si ascoltano e condividono informazioni la soluzione dei problemi è spesso a portata di mano. Nel romanzo, con l'anziano personaggio Penumbra, proprietario della libreria e componente di rilievo della setta della Costola Intatta, collabora una giovanissima Kat impegnata a far carriera in Google. Due mondi agli antipodi che trovano il loro equilibro nel protagonista del romanzo, Clay, un ragazzo che associa l'interesse per i libri ed una curiosità generale nelle cose con una notevole competenza nell'utilizzo dei pc. È proprio lui che dà l'avvio alla decriptazione dell'antico testo di Manuzio. Per secoli gli adepti alla Costola Intatta hanno cercato invano il modo di decifrare il testo, ma solo Clay, anche grazie ad alterne vicende, riesce a comprenderne la chiave.
Insomma anche il romanzo di Sloan oltre alla trama abbastanza avvincente, ci consegna alcune utili riflessioni per la nostra vita professionale.
23 Commenti
Giovanna
14/5/2017 03:34:05 pm
Ciao, il libro non l'ho letto ma le cose che dici sono condivisibili ...le differenze di generazione sono dei muri qualche volta invalicabili
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Roberto
16/5/2017 08:10:28 am
Sì a volte lo sono, ma spetta a ciascuno di noi, come hanno fatto nel romanzo, cercare di abbatterli, imparando gli uni dagli altri. Grazie per il tuo commento
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Giovanna
31/5/2017 10:14:07 am
Sai cosa? e che a volte i pregiudizi sono tanto profondi tra generazioni che la comunicazione diventa impossibile o troppo difficile
Manu
15/5/2017 10:17:59 am
Dove lavoro, è una grossa rivenditadi materiale, si continuano a fare le stesse cose da sempre e l'ho già detto al proprietario che dobbiamo cambiare ... ma non ci sente ... hai ragione che il difficile è proprio cambiare
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Pinky Ginetta
12/6/2017 01:26:22 pm
che poi tutto sta nel fare il primo passo. Nella mia attività mi è capitato molte volte
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Hybrid
15/5/2017 02:31:54 pm
Sembra bello il libro Anche dove lavoro io ho capito che dire di cambiare qualche cosa sembra di bestemmiare
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Mr.Smith
15/5/2017 02:37:26 pm
Bella l'idea di associare romanzi e mondo delle aziende. Nel mio caso posso dire che il consiglio di amministrazione della mia azienda si basa sulla "fede" nel capo supremo...nonché proprietario
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Roberto
16/5/2017 08:05:27 am
Grazie!
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Branson
15/5/2017 07:05:33 pm
Il tizio che mi lavora davanti avrà solo dieci anni più di me ... ma è di un'era geologica diversa ...ogni tanto chiama floppy disk la usb pen.
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Roberto
16/5/2017 08:04:50 am
Hai ragione; per semplicità e generalizzazione si tende ad associare ad una generazione una serie di comportamenti (anche se statisticamente rilevanti) ma poi, come al solito, la differenza la fa il singolo
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Giorgio
16/5/2017 07:56:01 am
bentornato a questo blog!
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Roberto
16/5/2017 08:02:23 am
Grazie Giorgio, troppo buono ... felice che questa modalità possa essere di aiuto a qualcuno! Ciao
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Angelo
17/5/2017 09:39:56 am
Il timore di perdere il posto ci porta ad accettare le scelte di chi è sopra di noi ma anche le possibili punizioni... in un'organizzazione come l'esercito o in una società padronale si vive spesso questa situazione
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Pierpiero
24/5/2017 04:03:11 pm
Ha ragione Angelo ... non so se c'entra la "fede" in qualcuno quanto piuttosto la "paura" per quello che ti può succedere se non fai quello che ti dice il tuo boss
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Roberto
24/5/2017 04:08:45 pm
Ciao sono d'accordo ... nel libro tuttavia si parla di una tipologia di potere basata sull'assolutismo del capo supremo che decide e perpetua nel tempo regole centenarie, volutamente, senza cambiare nulla, lui sì con il timore di compromettere il proprio potere. E i componenti della setta accettano tutto...
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Ale
30/5/2017 04:34:40 pm
Provo a dirla meglio: il concetto di lavoro in Italia è definito dai più furbi.
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Roberto
30/5/2017 05:05:19 pm
Ale hai centrato uno dei punti più importanti. Se chi offre lavoro non accetta che c'è anche una dimensione sociale nella sua offerta cioé che un posto di lavoro non è solo uno scambio tra danaro e ore di attività, ma attraverso il posto di lavoro si dà alle persone la possibilità di realizzare piccoli e grandi sogni e necessità ... finché si resterà rinchiusi nel guadagnare a scapito degli altri, non ci sarà mai una possibilità di pace sociale. Però è altrettanto vero che ci sono persone (e i fatti di cronaca lo testimoniano) che in cambio dello stipendio si fanno gli affari propri, lavorano poco o nulla, mettendo in crisi i colleghi. Mi viene da pensare che se questi "lavoratori" fossero imprenditori baderebbero anche loro solo al loro interesse personale. Quindi mi sa che stiamo parlando non solo di lavoro, ma di come alcune persone concepiscono il rapporto con gli altri e non sempre questo rapporto si base sulla generosità, accoglienza e rispetto, sia che siano imprenditori sia che siano collaboratori.
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Matteo
4/6/2017 09:50:28 am
Nel mio caso siamo in pochi in ufficio e di almeno tre generazioni diverse e vi dico che lavoriamo bene insieme . Non è detto che la differenza di età sia per forza un problema. Il libro lo leggerò mi hai incuriosito.
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Giusy
5/6/2017 05:59:43 pm
Credo anche io che il potere in ufficio sia più basato sul ricatto e sulla paura di perdere il proprio posto di lavoro
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Gio72
6/6/2017 09:16:04 am
Dipende! Forse a te è capitato così ma nella grande azienda dove lavoro ho visto spesso colleghi stranieri soprattutto con un approccio fideistico, impermeabili ad ogni adattamento
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Carlo
18/6/2017 09:43:25 am
A proposito del potere e dell'approccio fideistico ho trovato questo commento, che mi sembra perfetto, di Nicola Di Turi sul libro di Gadda "Eros e Priapo" - Sgomitare per ottenere un privilegio, una carica o compiacere il Capo era quasi una non-scelta, un’imposizione dettata dalla necessità di riscattarsi da una condizione di bassa cultura, fatta di “imparaticci”e sostituita da bugie, verbosità pomposa e violenze. Tutto fu utile a celare il vuoto sostanziale di tali persone, che si contraddistinguevano per scarsissime capacità riflessive, ma anche fisiche (nonostante si spacciassero per virili e temibili figure) -
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Roberto
18/6/2017 09:50:16 am
Grazie Carlo anche decontestualizzata la citazione aiuta a capire cosa accade nel micro-cosmo di un'azienda tra capo e collaboratori
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Roberto
24/6/2017 01:54:21 pm
... e che dire di Macbeth e della di lui moglie? ...quanti CEO e relativa assistant si sono trovati a dover gestire trame di potere simili a quelle affrontate dai due personaggi shakespeariani
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