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Noi siamo ciò che gli altri pensano di noi?

16/1/2015

10 Commenti

 
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"... Tizio ha tante realtà per quanti di noi conosce, perché  in un modo si conosce con me e in un altro con voi e con un terzo, con un quarto e via dicendo... Il che vuol dire che Tizio è realmente uno con me, uno con voi, un altro con un terzo ..."

da Uno, nessuno e centomila di L.Pirandello

In un post, precedente avevo scritto che siamo a conoscenza della nostra identità, di chi siamo quando la mattina ci alziamo dal letto; in qualche modo sappiamo di essere noi.
Pirandello, tuttavia, ci stimola a pensare a quanti noi  (o immagini di noi) esistono nella testa degli altri con i quali ci relazioniamo.
Così anche l'ufficio ed  il reparto di lavoro possono diventare un incredibile gioco di specchi.

Il nostro modo di essere è influenzato dai feed back che riceviamo dagli altri colleghi e che noi interpretiamo. Possiamo arrivare ad assumere identità multiple, persona seria ed irreprensibile con un certo gruppo di persone,  sciolta e disinibita con altri,  possiamo essere discreti con taluni ma pettegoli con altri.
Ci comportiamo con schemi differenti, a volte per calcolo, a volte per necessità, altre solo per provare nuove sensazioni.
In alcune circostanze abbiamo bisogno di appartenere ad un gruppo, in altre di essere ben valutati secondo quelle regole di comportamento che noi riteniamo che gli altri seguano oppure vogliamo sperimentare nuove strade.
Ma dietro ai nostri comportamenti ci siamo noi pensati da noi. 
Questo noi è stabile o si modifica nel tempo? Si modifica in tutto o solo in parte?

PS: Se vi capita provate la camera o cubo degli specchi di Boriani al Museo del Novecento a Milano

10 Commenti
Gio 75
15/1/2015 01:03:35 am

E con questo post mi hai ...azzerato !
Faccio già fatica a ricordarmi chi sono a metà giornata (sono un commerciale) ma adesso mi stai dicendo che io "non sono" perché sono gli altri che decidono chi sono !!!!!!!!

Risposta
Roberto
15/1/2015 01:37:15 am

Ciao Gio,
Pirandello (non io, non sarei all'altezza!) ci dice che il nostro comportamento crea differenti immagini a seconda di chi lo osserva. Ognuno ci "legge" attraverso la lente della propria storia, esperienza, ecc.
Secondo me, sta a noi tener conto di questo accettando, senza problemi, che ci siano differenze significative tra ciò che pensiamo di essere e ciò che gli altri pensano che noi siamo. Nelle discussioni di lavoro può essere utile accertarsi se uno dei motivi di fraintedimento sia proprio questa nostra immagine (che a noi pare) "distorta". Ciao

Risposta
Barbalusa
15/1/2015 01:24:26 am

Sono preoccupato dell'immagine che il mio capo ha di me!
A volte penso che sia abbastanza diversa da come sono e che prima o poi se ne accorge. Che posso fa? Help

Risposta
Roberto
15/1/2015 01:45:14 am

Ciao Barbalusa, ogni situazione è differente.
Ti invito a verificare se la tua sensazione sia valida anche con l'aiuto di qualcuno di cui ti puoi fidare. Io proverei ad essere specifico cioè a capire in cosa "ti senti" differente. Inoltre penserei anche se queste differenze di immagine (nel caso esistano) non le abbia magari "provocate" tu con il tuo comportamento per raggiungere un tuo obiettivo, per necessità od altro. Ciao

Risposta
Annalix
26/1/2015 04:58:13 am

L'ho scritto anche in un altro post e me scuso ... ma davvero in ufficio mi pare che gli mi guardino come "ruolo" e meno come persona, ed io al 90% devo agire solo secondo le direttive che ho

Risposta
mario f
26/1/2015 11:52:19 pm

Sono in pensione da poche settimane per fortuna. I rapporti con i miei colleghi si erano deteriorati negli ultimi anni. Arrivavamo già incavolati, ci voleva poco a rispondere male, musi lunghi, davvero non vedevo l'ora di andarmene in pensione. Non l'avrei mai detto. Comunque io stesso venivo considerato in modo molto diverso. So per certo che c'era che mi considerava un grande lavoratore, disponibile e c'era chi mi considerava uno scansafatiche molto presuntuoso. Davvero incredibile quante opinioni diverse ci possono essere sulla stessa persona.

Risposta
Roberto
27/1/2015 01:07:35 am

Ciao Mario e grazie per il commento.
Sta a noi accettare il fatto che, volontariamente o meno, proiettiamo spesso sugli altri immagini che vengono percepite in modo differente.
Senza esagerare, potremmo cercare di capire i motivi che hanno generato le immagini "più distanti" da ciò che ritieniamo di essere.
Magari scopriamo semplicemente che ci sono ns comportamenti fraintesi perché letti attraverso la lente della "cultura" aziendale o di uno specifico team ... però non diventiamo "matti" nella ricerca delle cause, solo se vogliamo ed abbiamo tempo ...

Risposta
Roberto
16/2/2015 01:47:10 am

Ieri sera da Fabio Fazio era ospite Monica Bellucci e ad una precisa domanda sull' "immagine", l'attice ha risposto che la sua immagine è qualcosa di diverso da lei e che, per implicite ragioni del suo lavoro, si impara ad accettare che esista.
Che esista una Monica Bellucci nell'immaginario collettivo che può essere vicina o distante dalla donna reale.
Penso sia normale per gli attori che "prestano" la loro immagine ai film ... ma forse non è molto diverso all'interno delle aziende, quando associamo la nostra immagine a progetti, decisioni, ecc.

Risposta
Paola De Vecchi Galbiati link
13/2/2015 01:29:20 am

Tutta l'opera di Pirandello ci spinge a riflettere sulla "relatività" e "l'incompletezza" dell'immagine che abbiamo di noi stessi e degli altri, della realtà e della verità. Questa immagine relativa e incompleta cambia nel tempo, si evolve a seguito di un continuo "scambio di informazioni" con l'ambiente che ci circonda: noi stessi, gli altri e gli ambienti / ambiti che frequentiamo. Continuare ad avere una visione statica delle relazioni, pensare che l'immagine di sé o le immagini di sé siano incrollabili in noi come negli altri è un pregiudizio. Quando cominciamo ad intravedere un aspetto 'evolutivo' ed 'incrementale' nello sviluppo delle relazioni (in ufficio, come a scuola) allora i rapporti si rilassano, si è maggiormente disponibili all'accettazione di sé e degli altri... sapremo sempre molto poco, ma ogni giorno qualcosa di più.

Risposta
Roberto
13/2/2015 03:50:26 am

Grazie per il commento Paola.
Molto interessante il tema della "dinamicità" , dell'evoluzione cui ogni relazione è soggetta.
Ciò mi fa pensare che se le persone andassero al lavoro con questa idea di evoluzione quotidiana, molti conflitti organizzativi sarebbero evitati; invece spesso prevale l'approccio opposto ed in un gioco "cristallizzato" delle parti si ripetono all'infinito discussioni ed incomprensioni. Grazie davvero del consiglio "dinamico" !

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